Mauro De Candia, 26 anni, pugliese d’origine e da 6 anni in Germania, è un brillante danzatore e coreografo del Balletto di Hannover. E’ uno dei nostri ballerini “emigrati” all’estero e su di lui gli occhi puntati solo molti, con notevole interesse. Giovanissimo, entra a far parte dell’Accademia di MonteCarlo grazie alla borsa di studio offertagli dalla famiglia reale e, formatosi sotto il sapiente insegnamento della grande Marika Besobrasova, a 19 anni entra nel Balletto di Hannover. Dopo soli 4 mesi diventa solista mettendosi in evidenza per le sue qualità tecniche e interpretative.
Gli vengono così affidati ruoli di primo piano: Hilarion nella Giselle di Stephan Thoss, Rothbart ne Il Lago dei Cigni ma, contemporaneamente, ha interpretato ruoli primari in lavori di coreografi come Balanchine, Jiry Kylian, Mats Ek, Ohad Naharin. Da subito si interessa alla coreografia creando diversi lavori e dal 2002 è coreografo, a fianco dello stesso Thoss, del Balletto di Hannover, allestendo per la compagnia lo spettacolo Casanova e Otello. Recentissimo il suo nuovo spettacolo “Black Garden”, che ha riscosso ottimo successo. E’ tornato per Adda Danza, con il suo celebre “Casanova” del 2003.
Che cos’è il balletto, oggi, per te? Cos’è cambiato dal tuo esordio?
Che domandone! Ride. Il balletto per me oggi è l’espressione di un messaggio, che non è soltanto corporeo, ma anche emotivo, qualcosa che prende la psiche e i muscoli. E’ cambiato da quando iniziato e penso che cambierà ancora, perché per me ballare - e anche coreografare - fa parte di un’evoluzione, di un cercare, quindi non c’è mai una stasi. Ogni volta è sempre un qualcosa di nuovo e di diverso. Anche adesso che riprendo per Adda Danza 2007 il “Casanova” del 2003 (che è completamente diverso dal mio “Black Garden” che ho fatto in aprile) non sarà per me la stessa cosa e non avrò lo stesso approccio. Per esempio ho eliminato una coppia, perché volevo renderlo più agevole, anche se non ho apportato grandi modifiche rispetto a quando andò in scena nel 2003. Casanova fa parte di un periodo mio personale che non quello attuale e riprenderlo comunque mi porta a mantenere quella che era la via iniziale; è chiaro se dovessi iniziarlo oggi avrei un approccio diverso, perché nel frattempo sono cambiato, ho subito io un’evoluzione personale e lavorativa.
Flashback e genesi del tutto: quando e da dove nasce la voglia di ballare?
Ce l’ho da sempre. Ero piccolissimo, e volevo ballare. Allora in televisione potevamo vedere ancora molte cose interessanti, anche perché io vengo dalla Puglia e ancora oggi non abbiamo la possibilità di vedere moltissimo come spettacoli, festivals, etc. L’offerta da noi è povera e 15 anni fa lo era ancora di più. Ricordo che da piccolo, c’era "Fantastico" che aveva un corpo di ballo possente, con danzatori con una tecnica pazzesca... penso a Heather Parisi, che ha avuto la formazione al San Francisco Ballet... avevamo poi grandi artisti come Nureyev che si vedevano anche in tv, non c’erano questi prodotti commerciali che girano ora in televisione.
E tu cosa ne pensi di questi nuovi danzatori, più o meno competenti, che straboccano dalla tv?
Io penso che sia diseducativo al massimo. Si diventa danzatori con tanta tenacia e anche con delle possibilità fisiche, non certo con un manuale o un ciclo di lezioni di 5 o 6 mesi. Non si diventa delle star così, non è così che Nureyerv è diventato Nureyev e che la Fracci è diventata la Fracci. Quello che si vede in tv non è certo la realtà artistica; è una realtà commerciale, televisiva, fine a se stessa. Io poi di TV italiana ne vedo poca, perché vivo in Germania, ma quello che ho visto mi ha rattristato e frustrato, soprattutto se penso alla gente credulona che guarda e pensa che la danza sia quella, che quelli siano dei veri ballerini. La danza è una disciplina seria, che ha dei canoni, delle strutture, dei tempi che non corrispondono affatto alle esigenze e alle sciocchezze propinate in televisione. Ci facciamo manipolare con molta facilità e la cosa mi spaventa.
Com’è lavorare e vivere in Germania?
E’ stato duro all’inizio. Io sono arrivato nell’agosto 2001, dopo essere stato a Montecarlo. Tieni conto che qui ad Hannover il clima è quello che è: poco sole, freddo, poi io che sono pugliese e dopo l'esperienza della Costa Azzurra...per me è stata una stangata! E la gente, comunque, è diversa. Qui è tutto molto quadrato, tutto è organizzato, spesso la gente si nasconde dietro questa organizzazione, forse per paura di mostrare la propria personalità. Noi siamo molto teatrali, loro sono più calcolatori, hanno bisogno di avere un piano per orientarsi.
E loro come ti hanno accolto?
Inizialmente non è stato facile, anche perché confesso, io ero arrivato con dei pregiudizi e loro lo avvertivano. Avevo sempre detto: “Io in Germania non ci andrò mai!” e invece ci sono capitato. Insomma, non conoscevo una parola di tedesco, non conoscevo nessuno in compagnia, tanto che dopo una settimana volevo tornare a casa. Il primo anno la Germania mi ha fatto crescere tanto come persona. La gente è diversa, e mi sono sentito straniero, con quel rifiuto psicologico di non voler imparare la lingua.
Adesso come ti trovi?
Dopo 6 anni posso dire di stare bene, perché comunque qui c’è dell’ordine e l’ordine fa sempre comodo.
Progetti? Pensi di rientrare in Italia in via definitiva o voglia di proseguire in giro per il mondo?
Sai, nonostante sia fuori da anni, non ho perso i legami con la mia Puglia e continuo a battere ferro. Per esempio, l’8 e il 9 di giugno sarò a Barletta per una borsa di studio del Club Rotary, data a un talento della danza, un giovane pugliese, che potrà studiare a Montecarlo. E il prossimo anno ne aggiungerò un’altra, sarò sostenuto anche dai Lions. Sto sostenendo questo giovane talento, Daniele Del Vecchio, veramente in gamba, è tre anni che lo preparo per gli esami, e a ottobre entrerà a seguira la formazione professionale della scuola. Quanto al resto, io sono un vagabondo, approdare per forza da qualche parte non è una mia priorità. Per esempio, ho lasciato la compagnia di Hannover per essere un freelance, ma ad agosto mi trasferisco a Monaco di Baviera per un anno: ho accettato un lavoro con una compagnia di un teatro di stato. E’ un’ottima possibilità, che mi farà senz’altro crescere, per poi tornare come freelance, anche se ho una mezza idea su Berlino…insomma, in Germania non volevo andarci e invece ormai gravito sempre qui!
Il punto di arrivo per te qual è?
Io coi miei scherzo sempre dicendo che da grande farò il direttore di un circo, ma con gli adulti, senza animali. Non penso però di avere un punto di arrivo, io cerco di vivere questo lavoro come una ricerca e il bello dell’arte è che ci sono sempre molte cose da scoprire, stimoli da esplorare, da godere sulla scena.
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